Archivio mensile:agosto 2014
Palmi, il 31 agosto la Varia festeggia il riconoscimento Unesco
La Varia di Palmi riaccende i motori, a distanza di appena un anno dalla sua ultima edizione, per celebrare in grande stile il riconoscimento attribuito dall’Unesco, come patrimonio immateriale dell’umanità. Lo straordinario evento è in programma per il 31 agosto, anche se la macchina organizzativa ha già aperto i battenti da sabato mattina. In piazza Cavour è stata infatti inaugurata una grande mostra video-fotografica sul rapporto uomo-natura e sulla salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, che include pure la Sila (recentemente annoverata nell’elenco uomo-biosfera dell’Unesco) e il «Codex Purpureus Rossanensis», conservato nel Museo Diocesano d’Arte Sacra di Rossano, in provincia di Cosenza. «L’obiettivo», come sostiene Paola Nardi, responsabile del progetto Unesco, «è quello di dare grande visibilità al patrimonio culturale per far prendere coscienza della sua importanza e favorire il dialogo tra le comunità culturali, per fare della cultura e del turismo sostenibile il vero futuro della Calabria».
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Scilla in passerella, conclusa con successo l’edizione 2014
«Un faro mentale che ha ricordato – in ogni momento della navigazione – il punto di partenza, usando la passerella dell’imbarcazione come ponte. Un ponte che ha deciso di sostare in tutte le contraddizioni e le potenzialità della Calabria»
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Da piazza San Rocco, ancora, per superare l’arroccamento. E affrontare il rischio della parola in uno spazio pubblico. Per ricominciare, insieme, a porsi delle domande. «C’è una società che ha presentato alla Regione Calabria un progetto per realizzare un porto turistico a Scilla. Cinque anni fa. È da cinque anni che la commissione regionale deve pronunciarsi. È mai possibile?», ha esordito così il commissario prefettizio di Scilla, Aldo Aldi – intervistato dal giornalista Filippo Teramo – a «#Calabriaoltre i commissariamenti», l’appuntamento che ha concluso l’edizione 2014 di «Scilla in passerella», rassegna culturale organizzata dalla Filodrammatica Scillese con la direzione artistica di «Ossi di Seppia» e «Sabbiarossa Edizioni». La differenziata da settembre, Chianalea isola pedonale entro ottobre, con parcheggi assegnati nelle vicinanze ai residenti e telecamere per segnalare i contravventori; la questione dei fuochi della festa patronale risolta, autorizzando il trionfino ma non gli spari verso l’alto…
L’incantesimo di «Scilla in Passerella», insomma, si è ripetuto ancora, dimostrando come sia possibile creare spazi di libertà semplicemente dialogando. E mettendosi in gioco. Non è stata una passerella di moda, quella declinata negli otto appuntamenti, dal 5 al 14 agosto, che hanno visto ventisette ospiti (tra scrittori, magistrati, giornalisti e protagonisti della politica) dibattere ed esporsi su alcuni dei temi più scottanti dell’attualità, ma – vista la partecipazione e i numerosi consensi ottenuti – la Rassegna intende diventarlo. Ripartendo dalla navigazione sulla passerella del pescespada: il tentativo di superare la sindrome dell’arroccamento, della chiusura in se stessi, per riprendere il mare, ricominciando a navigare, come gli antichi pescatori ma andando oltre le rotte e le chiacchiere consuete. Di qui, dunque, #Calabriaoltre. Non solo un hashtag, ma un faro mentale che ha ricordato – in ogni momento della navigazione – il punto di partenza, usando la passerella dell’imbarcazione come ponte. Un ponte che ha deciso di sostare in tutte le contraddizioni e le potenzialità della Calabria. A partire da «#Calabriaoltre la passerella» (l’anteprima del 5 agosto, al ristorante Bleu de Toi) in cui l’equipaggio, accompagnato dalle note della soprano Eleonora Pisano, si è presentato su una pedana sul mare che è anche una piattaforma per fare rete in una regione che vive di reciproche diffidenze. Diffidenze ricordate dal giudice Nicola Gratteri in piazza San Rocco, il 7 agosto, durante «#Calabriaoltre i tribunali», quando – incalzato dalla giornalista e scrittrice Paola Bottero – ha ricordato l’importanza di una «educazione alla cultura della cooperazione» perché «anche nei paesi a più alta densità mafiosa, la mafia resta minoranza. Ma organizzata e ordinata, mentre noi viaggiamo in ordine sparso». Com’è possibile quindi che passi l’equazione Calabria-‘ndrangheta? «La colpa è anche di noi magistrati» ha precisato un inedito Nicola Gratteri. «Molte volte, forse per fretta, ci facciamo usare dalla stampa italiana. Dobbiamo stare attenti: occorre dire le cose ma non pensare che tutta la Calabria sia ’ndrangheta, altrimenti facciamo il loro gioco». La necessità di fare autocritica è stata anche al centro di «#Calabriaoltre il pregiudizio», in cui, venerdì 8 agosto con il sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi, il leader dei «Mattanza», Mimmo Martino, e i giornalisti Manuela Iatì, Consolato Minniti e Alessandro Russo – moderati da Josephine Condemi e Filippo Teramo – ci si è domandati come e perché lo stereotipo possa diventare una maschera calata a forza su di un popolo. «L’antico pregiudizio anticalabrese, dopo il 2005 con l’omicidio Fortugno (grazie ad una narrazione mediatica compiacente) si è trasformato in una sorta di mostro», ha sottolineato Russo, autore del saggio-inchiesta «Marchiati», «ma si può dire la verità e raccontare questa terra senza marchiare tutti come si fa con il bestiame o con una stirpe maledetta». Superare il marchio di terra da evitare, passando anche dalla riscoperta del massiccio aspromontano, sabato 9 agosto a «#Calabriaoltre l’Aspromonte», con Giuseppe Bombino, presidente Ente Parco, Cosimo Sframeli (carabiniere e scrittore), le testimonianze dei sequestrati, Rocco Lupini e Fausta Rigoli – moderati da Marisa Larosa e Filippo Teramo – e la zampogna «’a moderna» di Filippo Spanò (una magica alternanza tra suoni acuti a gravi), ha declinato la doppia narrazione di un territorio che vuole rinascere. E proprio di rinascita – che non può prescindere dal sostare nelle commistioni tra sacro e profano – si è discusso a «#Calabriaoltre gli inchini», domenica 10 agosto, con Giovanni Ladiana, padre superiore dei Gesuiti di Reggio Calabria, il quale ha ricordato che «il Vangelo non è una clava ma un’interrogazione alla coscienza». All’appuntamento – moderato da Josephine Condemi – ha preso parte parte il pm antimafia Stefano Musolino e i giornalisti Alessio Magro, Alessandro Russo e Paola Bottero. E di interrogazioni alla coscienza con relativa autocritica di governanti e governati si è trattato a «#Calabriaoltre il declino della politica», con Giuseppe Raffa (presidente della provincia di Reggio Calabria), Nino Foti (vice coordinatore regionale FI) e i consiglieri regionali Demetrio Naccari e Mimmo Talarico, moderati da Alessandro Russo. L’equipaggio di «Scilla in Passerella» ha quindi sostato nel silenzio, nelle crepe dei non detti e dei tabù a «#Calabriaoltre la narrazione», mercoledì 13 agosto, in cui il pm antimafia Antonio De Bernardo, il regista Fabio Mollo e gli scrittori Paola Bottero e Mimmo Gangemi – moderati sempre da Alessandro Russo – si sono interrogati sui cortocircuiti tra realtà e rappresentazione mediatica. «Per narrare la Calabria non si può prescindere dal raccontarne i silenzi, superandoli cercando di ascoltare», ha sottolineato Paola Bottero, autrice del romanzo «Cartavetrata». «Quando l’apparenza diventa sostanza», ha continuato la giornalista, «è facile usare la Stampa per raccontare una realtà sublimata. Ognuno di noi può passare il segno, diventare colui che lancia il personaggio e non la notizia. Noi giornalisti rischiamo di fare quanto già sperimentato dai politici: creare uno scollamento tra ciò che si vive e ciò che si racconta».
Fare rete, ricaricando di significato parole e momenti in quanto calabresi, riattivare circuiti virtuosi rimettendosi in gioco, è stato il filo conduttore di «Scilla in Passerella», patrocinata dal Comune di Scilla e dalla Provincia di Reggio, a cui si sono affiancati l’hotel «Le Sirene», il «Lido Francesco» e il ristorante «Bleu de Toi», che hanno messo a disposizione le location, mentre hanno aiutato nella logistica, i partner, che si sono imbarcati credendo nell’orizzonte #oltre: «Scilla Eventi», «Progetto 5», «Radio Touring 104» e «Gal Basso Tirreno». Una Rete destinata ad allargarsi. Nella piena convinzione che andare «oltre» si può. E si deve.
Scilla in passerella
Montalcino, alla scienziata calabrese Sandra Savaglio il Premio Casato Prime Donne 2014
La premiazione, domenica 14 settembre
di Marzia Morganti Tempestini
Il «Casato Prime Donne», un premio delle donne per le donne, viene attribuito a un «cervello ialiano in fuga» che ritorna dall’estero e scommette sul futuro dell’Italia. «Il Premio, che verrà consegnato domenica 14 settembre a Montalcino (SI), ha scelto anche quest’anno un personaggio capace di segnare e cambiare il profilo femminile e dare un esempio ai tanti «cervelli» emigrati all’estero. Dopo astronaute, artiste, sindache minacciate dalla criminalità e sportive, ecco l’astrofisica Sandra Savaglio che ha scelto di rientrare in Calabria dopo 23 anni durante i quali ha lavorato usando i maggiori telescopi del pianeta.
Quarantasette anni, sportiva, giramondo, innamorata del cosmo, ha un aspetto assolutamente diverso da Margherita Hack (scomparsa lo scorso anno) ma condivide con lei la grinta e la capacità di comunicare. Nel 2004, il «Time» dedicò a Sandra Savaglio la copertina e un titolo emblematico «How Europe lost its science stars», proponendola come simbolo della fuga dei cervelli. Ebbene, oggi la stessa studiosa viene proposta dal Premio «Casato Prime Donne» come esempio delle donne che scelgono di scommettere sul futuro dell’Italia e tornano per costruirlo.
Una Prima Donna in tutto e per tutto. Per questo è stata scelta dalla Giuria del Premio (presieduta da Francesca Cinelli Colombini e composta da Rosy Bindi, Anselma Dell’Olio, Anna Pesenti, Stefania Rossini, Anna Scafuri e Daniela Viglione. Un simbolo di cambiamento del ruolo femminile come le cantine di Donatella Cinelli Colombini, che organizzano il Premio e sono le prime in Italia con un organico interamente in rosa. La storia di Sandra Savaglio somiglia a una fiaba: diciassettenne, quando ancora frequentava il liceo scientifico «Scorza» di Cosenza leggeva Asimov e scoprì la sua vera passione «Da grande mi piacerebbe fare la scienziata astrofisica, adoro scrutare il cielo, le galassie, pensare all’infinito, capire com’è fatto l’universo». Passione che la porterà, molti anni dopo, nel gruppo di studiosi che, alle Hawaii con il telescopio «Gemini», scoprì le origini più antiche della nostra galassia. Ma facciamo un passo indietro, al 1991: dopo la laurea in fisica con 110 e Lode e il dottorato all’Università della Calabria e allo European Southern Observatory, firma un contratto che la porta all’Università di Baltimora. Dice addio alla sua Marano Marchesato, piccolo centro in provincia di Cosenza, e come tanti altri «cervelli in fuga», si trasferisce in America.
«È proprio lì, in quella terra per lei ancora sconosciuta», come scrive il collega giornalista e scrittore Vincenzo Pitaro (www.vincenzopitaro.it) sulla pagina culturale del quotidiano “Gazzetta del Sud” di giovedì 27 gennaio 2011, «ai suoi programmi di studi si aprono varchi sempre più impegnativi. Incomincia ad esplorare le galassie, le esplosioni più energetiche che avvengono nell’universo, i lampi gamma, e via dicendo. Poi si occupa del buco nero gigante che si trova al centro del sistema galattico, dei pianeti extrasolari orbitanti attorno alle stelle più vicine al sole, legando peraltro il suo nome ad una prima grande scoperta che riguarda i neutrini solari, importanti per la fisica delle particelle elementari».
Sandra Savaglio, in qualità di autrice o coautrice, oggi vanta oltre centosessanta pubblicazioni nelle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, come «Nature» e «Astrophysical Journal». Ha appena lasciato, dopo più di otto anni, il «Max-Planck Institute di Garching» in Germania dove è stata Fellow e Senior Research Scientist e in precedenza è stata allo Space Telescope Science Institute di Baltimora negli Stati Uniti e prima ancora, dal settembre 2001 a febbraio 2006, presso la John Hopkins University della stessa città. Non c’è solo l’astrofisica nei suoi interessi ma anche l’impegno civile. Nel 2006, pubblica insieme a Mario Caligiuri, un libro-denuncia sul mondo della ricerca in Italia. Sandra Savaglio fu protagonista di una vicenda simile a quella di tanti giovani talenti nostrani emigrati all’estero. Partecipa al concorso per l’Osservatorio di Monte Porzio e dice apertamente quello che pensa dopo aver subito una persecuzione giudiziaria per aver vinto un concorso non predestinato a lei. Un posto di ricercatore che ormai non vuole più. Le sue parole a riguardo tagliano come il rasoio «sistemi antichi nei quali il valore dei singoli viene in secondo piano, e tutto affoga nel mare delle convenzioni e delle convenienze». A quell’epoca promise di tornare in Italia se le cose fossero cambiate e ora mantiene l’impegno. In autunno lascerà la Germania, a seguito della «chiamata diretta» dell’Università della Calabria, dove farà il professore ordinario. Ad Arcavacata c’è un dipartimento di fisica che è un gioiellino per l’università, un fiore all’occhiello per la regione e per il Paese», dice la Bavaglio, consapevole di lasciare un «Paese economicamente messo meglio, per il finanziamento alla ricerca: la Germania». Un atto di amore e di coraggio che trascinerà anche altri se sarà seguito da comportamenti coerenti. «Mi aspetto di avere a disposizione delle risorse umane (ovvero studenti e giovani ricercatori), e per quello non c’è crisi economica che regga. In Calabria le risorse umane – nel campo della ricerca scientifica di base – ci sono e non hanno niente da invidiare alla Germania». È con questo desiderio di rinascere dalla crisi, dunque, e di usare le risorse endogene per ripartire, che il Premio «Casato Prime Donne», quest’anno, ha scelto Sandra Savaglio. Proponendola anche come esempio e stimolo all’universo femminile.
Marzia Morganti Tempestini
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